Vol. 34, N° 4, Ottobre – Dicembre 2012
Neuropatie tossiche occupazionali: quadri morfologici in biopsie del nervo periferico
Riassunto
Numerose neuropatie periferiche sono causate dall’azione tossica (acuta o cronica) di metalli, solventi, antiparassitari e altri contaminanti occupazionali e ambientali. Tali agenti spesso riproducono i quadri anatomo-clinici di forme ereditarie (es. malattia di Charcot-Marie-Tooth), autoimmuni (sindrome di Guillain-Barrè) o dismetaboliche (carenza di tiamina, neuropatia diabetica). Le neuropatie tossiche periferiche possono essere classificate in base all’eziologia, alle caratteristiche cliniche (sensitive, motorie, sensitivo-motorie) o all’istopatologia: neuronopatie (rare, in genere secondarie a degenerazione assonale retrograda; es. arsenico, tallio), assonopatie (acrilamide, esacarburi, CS2, neuropatia ritardata da organofosforici), mielinopatie (tricloroetilene), forme miste (assonali e demielinizzanti: piombo). Per molte sostanze, la ricerca sperimentale ha permesso d’identificare i bersagli molecolari e cellulari di neurotossicità. Diversi composti sono attivi mediante biotrasformazione (ad es. gli esacarburi n-esano e MnBK sono neurotossici in quanto metabolizzati a 2,5-esanedione). Fattori genetici, fisiologici e ambientali determinano l’assetto metabolico individuale e possono essere all’origine di differenze anche marcate nella sensibilità dei lavoratori. L’interruzione dell’esposizione è spesso seguita da fenomeni rigenerativi (osservabili microscopicamente) e miglioramento clinico. Gli aspetti morfologici delle neuropatie possono essere studiati mediante biopsia del nervo periferico. Campioni di nervo surale (o di altri tronchi nervosi degli arti) opportunamente fissati, sezionati e colorati permettono di osservare le alterazioni delle fibre assonali (es. neuropatia giganto-assonale, neuropatia dying back), della mielina (demielinizzazione), delle cellule di Schwann, dell’interstizio e dei vasi sanguigni; eventuali infiltrati infiammatori; la densità delle fibre; i fenomeni rigenerativi (cono d’accrescimento, remielinizzazione). In medicina del lavoro, l’esame bioptico trova indicazione quando il quadro anamnestico-clinico, gli esami di laboratorio e gli accertamenti strumentali lascino dubbi su natura, tipo, e/o entità del danno neurologico. In tali casi, le attuali tecniche di microscopia ottica ed elettronica possono essere assai utili per dirimere dubbi diagnostici e diagnostico-differenziali, per valutare la gravità del danno, per formulare la prognosi e per seguire l’evoluzione temporale della patologia.