Rassegna bibliografica

Vol. 70, Iss. 11, November 2013

Multicentre study for the evaluation of mutagenic/carcinogenic risk in nurses exposed to antineoplastic drugs: assessment of DNA damage


Riassunto

Objectives People who handle antineoplastic drugs, many of which classified as human carcinogens by International Agency for Research on Cancer, are exposed to low doses in comparison with patients; however, the long duration of exposure could lead to health effects. The aim of this work was to evaluate DNA damage in white blood cells from 63 nurses who handle antineoplastic drugs in five Italian hospitals and 74 control participants, using different versions of the Comet assay.

Methods Primary DNA damage was assessed by using the alkaline version of the assay on leucocytes, whereas to detect DNA oxidative damage and cryptic lesions specifically, the Comet/ENDO III assay and the Comet/araC assay were performed on leucocytes and lymphocytes, respectively.

Results In the present study, no significant DNA damage was correlated with the work shift. The exposed population did not differ significantly from the reference group with respect to DNA primary and oxidative damage in leucocytes. Strikingly, in isolated lymphocytes treated with araC, lower data dispersion as well as a significantly lower mean value for the percentage of DNA in the comet tail was observed in exposed participants as compared with the control group (p<0.05), suggesting a potential chronic exposure to crosslinking antineoplastic drugs.

Conclusions Although stringent rules were adopted at national and international levels to prevent occupational exposure to antineoplastic drugs, data reported in this study support the idea that a more efficient survey on long-lasting exposures at very low concentrations is needed.

Commento

I farmaci antineoplastici rappresentano un eterogeneo gruppo di sostanze chimiche che hanno in comune la capacità di inibire la crescita tumorale interrompendo la divisione cellulare ed uccidendo le cellule in crescita attiva. E’ad oggi assodato in letteratura che alcuni dei farmaci antineoplastici attualmente in uso hanno il potenziale per causare alterazioni genetiche, che possono anche portare allo sviluppo di cancro qualora avvengano nei protooncogeni o nei geni oncosoppressori coinvolti nel controllo della crescita e/o della differenziazione cellulare.

In seguito ai rapporti epidemiologici e agli studi effettuati, in vivo ed in vitro, sulle proprietà cancerogene, mutagene e teratogene di questi composti, l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) li ha classificati come cancerogeni per l’uomo di gruppo 1, di gruppo 2A e di gruppo 2B. In particolare, di concerto con l’ “US Department of Health and Human Services”, la IARC ha classificato nel 2012 come cancerogeni certi per l’uomo il ciclofosfamide, il clorambucil, il melfalan ed il tamoxifene.

Nel campo della Medicina del Lavoro, sebbene diverse linee guida inerenti la manipolazione in sicurezza di queste sostanze siano state realizzate e diffuse dalla Gazzetta ufficiale (1999), dal NIOSH (2004) e dall’ OSHA (1986 e 1995), la valutazione degli effetti delle loro esposizioni professionali è tuttora oggetto di approfondimenti. Nonostante l’osservanza delle misure di protezione raccomandate nelle linee guida, in alcuni studi è stata infatti comunque documentata la presenza di farmaci antineoplastici o loro metaboliti ai monitoraggi biologici del personale esposto. In alcune recenti ricerche sul tema, tra le quali spicca uno studio di coorte svolto nel 2010 da Ratner e collaboratori su oltre 56.000 operatori sanitari, è stato concluso che i lavoratori professionalmente esposti a farmaci antineoplastici presentano un elevato rischio di cancro al seno e di cancro del retto, oltre ad un aumentato rischio di leucemia, di aberrazioni cromosomiche e di danni al DNA linfocitario.

Sulla base di queste premesse, il presente studio di Buschini e collaboratori è stato realizzato con lo scopo di identificare danni al DNA nei globuli bianchi di infermiere assunte nei reparti oncologici di cinque ospedali italiani.

Keywords

Antineoplastic drugs, carcinogenic risk, DNA damage, mutagenic risk, Nurses

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