Vol. 34, N° 2, Aprile – Giugno 2012
Il lavoro in alta quota: nozioni di fisiopatologia, fattori di rischio, sorveglianza sanitaria e criteri per l’elaborazione del giudizio di idoneità
Riassunto
Lo svolgimento di un’attività di lavoro in alta quota (intesa come altitudine pari o superiore a 3000 m sopra il livello del mare) comporta un adattamento dell’organismo umano alle mutate condizioni ambientali. Il principale problema legato all’altitudine è rappresentato dalla riduzione della pressione parziale di ossigeno (ipossia) che si verifica proporzionalmente alla riduzione della pressione barometrica. Il nostro studio, partendo dall’analisi della fisiologica risposta acuta dell’organismo umano alle condizioni di ipossia e arrivando all’acclimatamento vero e proprio per permanenze protratte, prende in esame tutti i fattori di rischio correlati allo svolgimento di una attività lavorativa in alta quota. Sono stati identificati fattori fisici di rischio correlati all’ambiente dell’alta quota e rappresentati da temperatura, umidità, latitudine, velocità dell’aria, pressione atmosferica e ipossia; fattori di rischio correlati al lavoratore e rappresentati da età, sesso, stato di salute e suscettibilità individuale, grado di allenamento. Con riferimento allo stato di salute del lavoratore sono state prese in esame le principali condizioni fisiopatologiche in grado di creare situazioni di ipersuscettibilità all’alta quota nei lavoratori esposti al rischio. Abbiamo quindi analizzato i fattori di rischio correlati alle caratteristiche dell’attività lavorativa che sono rappresentati dal grado di impegno fisico e di dispendio energetico richiesti, dai dispositivi di protezione individuali (DPI) utilizzati e dalla concomitante esposizione ad altri fattori di rischio occupazionali di natura fisica e/o chimica. È stato infine affrontato il processo decisionale legato alla formulazione del giudizio di idoneità allo svolgimento di attività di lavoro in alta quota ed è stato proposto un protocollo sanitario che necessita primariamente di un accurata indagine anamnestica finalizzata ad acquisire informazioni in merito a condizioni fisiopatologiche preesistenti che necessitano, una volta individuate, di percorsi decisionali e di approfondimenti clinici e strumentali specifici e mirati. Tali protocolli clinici e strumentali sono stati analizzati e proposti per le principali situazioni fisiopatologiche di rischio per lo svolgimento di una attività di lavoro in alta quota. Per i lavoratori, nei quali l’indagine clinica ed anamnestica non abbia evidenziato condizioni fisiopatologiche di rilievo, viene proposto un protocollo sanitario di base, comprendente accertamenti clinici e strumentali, modulato in relazione all’età del lavoratore. Fra gli accertamenti strumentali specifici, che possono diventare fondamentali per potere esprimere un giudizio di idoneità nei casi complessi e/o selezionati, è stato preso in esame il test ergospirometrico eseguito in condizioni di ipossia che rappresenta l’accertamento dirimente per lo studio dei principali parametri predittivi per valutare la permanenza e il lavoro in alta quota. Il test prevede la misura di tre parametri fondamentali (frequenza cardiaca, saturazione d’ossigeno, ventilazione) che vengono successivamente integrati per la costruzione delle variabili utili all’interpretazione del test: risposta ventilatoria e cardiaca all’ipossia, desaturazione a riposo e all’esercizio, frequenza respiratoria.
Commento
L’articolo affronta con dovizia di particolari il complesso tema dei lavoratori che operano in alta quota e fornisce al medico competente il massimo dei livelli scientifici e tecnico applicativi attualmente attingibili in questo ambito.
Dopo una ricca introduzione sulla fisiologia dell’acclimatamento in altitudine, la ricerca riporta una dettagliata descrizione delle patologie lavoro-correlate, approfondendone i principali fattori di rischio in relazione a tre variabili: ambiente, specifiche mansioni svolte e caratteristiche soggettive del lavoratore. L’articolo espone quindi una trattazione completa sui dispositivi di protezione individuale, studiandone gli effetti sull’utilizzatore e proponendo criteri per una corretta scelta. Particolarmente interessante, in ultimo, il capitolo dedicato ai criteri per la formulazione dell’ idoneità, anche nei confronti dei lavoratori ipersuscettibili, arricchito da tabelle esplicative, diagrammi di facile applicabilità e percorsi decisionali per l’elaborazione dei giudizi.