Vol. 35, N° 4, Ottobre – Dicembre 2013
Il rischio vibrazioni nelle attività marittime e portuali
Riassunto
È noto che attività lavorative svolte a bordo di mezzi di trasporto o di movimentazione, quali carrelli elevatori, autogru, imbarcazioni, utilizzati nelle attività marittime e portuali, espongono il corpo a vibrazioni o impatti, che possono risultare nocivi per i soggetti esposti. Il D.L. 9 Aprile 2008 n. 81 titolo VIII capo III [ex D.L. n. 187/2005], attuazione della direttiva 2002/44/CE sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti da vibrazioni meccaniche si applica anche al settore marittimo, ove si riscontrano esposizioni particolarmente elevate per gli operatori a bordo di motoscafi, gommoni rigidi, motovedette ed imbarcazioni veloci utilizzate in differenti ambiti, dal soccorso marittimo alle attività istituzionali di controllo e vigilanza, dalle attività di trasporto, alle attività sportive, turistiche e ricreative. Per contro le esposizioni a vibrazioni a bordo di pescherecci, di navi per trasporto passeggeri o mercantili, pur risultando tipicamente inferiori ai livelli d’azione prescritti dalla normativa, sono comunque da prendere in considerazione in quanto rappresentano rilevanti co-fattori di rischio ergonomico e stress per il rachide, inducendo all’assunzione di posture forzate ed incongrue negli spostamenti ed attività di movimentazione a bordo. Anche le lavorazioni portuali a bordo di carrelli elevatori o trattrici a ralla possono comportate esposizioni rilevanti degli operatori. È necessario mettere in atto specifiche azioni di riduzione del rischio per i lavoratori del settore marittimo e portuale esposti a vibrazioni, discusse nel presente lavoro.
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