Venerdì 30 ottobre scorso si è tenuto il nostro seminario virtuale con lo scopo di illustrare le ricadute della pandemia da COVID-19 sul mondo del lavoro in generale e sul ruolo del Medico Competente in particolare. È stata certamente una sfida imposta dalla contingenza, che in poco tempo ci ha costretti dapprima a rinunciare al tradizionale appuntamento congressuale in primavera, e poi all’idea di un evento seminariale in presenza, seppur concentrato in una sola giornata.
L’estrema attualità dell’argomento trattato ha certamente contribuito a creare grande interesse e partecipazione, che ci sembra essere stata premiata non solo dalle puntuali indicazioni di partenza degli esperti specialisti intervenuti – il microbiologo prof. A. Crisanti e lo specialista in biochimica clinica e medicina di laboratorio prof. G. Lippi – ma anche dal successivo approccio multidisciplinare richiesto da un tema come questa pandemia: le esperienze vissute sul campo dai MC nei diversi comparti lavorativi, con le immancabili incertezze legate ad una normativa incalzante e ad un rapporto a dir poco complesso con le ATS ed il SSN, la necessità invece sempre più stringente della sinergia con i RSPP e le altre funzioni aziendali, gli scenari futuri che si aprono a seguito della “lezione” impartita dal COVID-19.
Diciamo subito che siamo estremamente soddisfatti di come si è svolta la giornata: per i contenuti delle presentazioni, l’autorevolezza dei relatori, il grande lavoro di sintesi dei moderatori, la grande partecipazione – in termini numerici e di interattività – dei partecipanti, e non ultimo per la regia tecnica che ci ha guidato in una modalità di aggiornamento con la quale dovremo sempre più familiarizzare.
Ed anche i primi commenti a caldo ricevuti sembrano confermare la validità dell’iniziativa e la nostra convinzione di dover continuare a sviluppare tale modalità di confronto.
Queste brevi note di commento però non vogliono essere un esercizio di autocompiacimento, che non rientra nella cifra della nostra Associazione, sempre pronta invece a cogliere i propri limiti per rendere più efficace la propria mission.
Vorremmo invece condividere una riflessione che ci proietti appunto nel futuro immediato (?) della nostra professione, sulla scorta della esperienza – tragica e al contempo formativa – della pandemia da SARS-CoV-2.
È trapelata a più riprese nel corso del Seminario la percezione che l’emergenza COVID-19 – che potrebbe rappresentare nel futuro il modello di contingenza che esula dall’ordinaria amministrazione – ha messo in luce una specifica potenzialità del ruolo del MC, altrimenti “sopita” in un’azione ordinaria di compliance normativa, più o meno rinchiusa nel confine operativo e di conoscenza delle singole aziende.
Siamo invece stati e siamo tuttora un riferimento per molte aziende per la gestione del patrimonio umano esposto ad un rischio per lo più non professionale, e che anche nel comparto assistenziale assume un livello certamente diverso da quelli più codificati. Rispondiamo non senza fatica ad istanze non solo di tutela professionale, ma anche legate a rischi da interfaccia casa-lavoro, alla riorganizzazione del lavoro in modalità da remoto, ai layout per il distanziamento, alla climatizzazione, alla mappatura epidemiologica, al tracciamento dei contatti, ai contatti con i MMG ed il SSN, etc.
Naturalmente spetta ad ognuno di noi cogliere (o meno) un’opportunità di ampliare il proprio ambito di interesse e di competenza, a volte – diciamolo subito – col rischio di sovraesporsi rispetto al proprio consolidato perimetro d’azione, già di per sé non privo di un imponente impianto sanzionatorio. Peraltro, magari in chiave meno drammatica, uno scenario simile si è già posto nel corso degli anni grazie alle diverse sfide che le trasformazioni repentine del mondo del lavoro ci hanno prospettato (normative europee sulla VdR, rischi verso terzi, dipendenze e lavoro, mobile work, stress lavoro correlato, etc.).
Proprio l’esperienza sul campo ci dice che questa è una strada già tracciata, e conferma che il “modello vincente” di integrazione del MC – postulato da ANMA ormai da tempo – ha consentito anche in questa drammatica emergenza di raccontare il grande coinvolgimento della nostra figura, il cui contributo appare apprezzato proprio per la sua flessibilità, il suo impegno di sintesi e di aggiornamento continuo, la costante ricerca di buone prassi basate – in mancanza di codifiche certe – su buon senso e confronto continuo.
Siamo altrettanto consapevoli che lo sforzo di adattamento, già reso difficile anche dalla eterogeneità del mercato della professione, non può riguardare il solo Medico Competente, ma richiede uno slancio culturale di tutto il sistema, a partire dalla cornice normativa nella quale inquadrare future sinergie tra pubblico e privato per la salute globale dei lavoratori.
Guardando quindi al di là dell’attuale contingenza, cerchiamo di cogliere insieme la “lezione” della pandemia, facendoci promotori di una Medicina Aziendale che sia al passo con i tempi e non si trovi ad affrontare con strumenti obsoleti gli scenari futuri (ed in parte già presenti) che abbiamo prospettato nel Seminario.
“Giocare di squadra” diventa slogan imperativo ormai non solo nel nostro quotidiano, ma per disegnare un futuro associativo e professionale che si adegui alla reale potenzialità del ruolo, messa in luce proprio dai momenti di maggiore difficoltà.
E probabilmente non sarà un caso che in occasione del seminario si è svolta anche la votazione per i nuovi organismi collegiali di ANMA, ai quali sarà affidato il compito di iniziare a disegnare i nuovi obiettivi dell’Associazione, ed ai quali va tutto il nostro sostegno e l’augurio di un buon lavoro.